Pubblicazioni erotiche

La bella Nanna

Pare che il de Sade non sia l’unico marchese ad avere in nota le gioie del sesso. La nobiltà amava i trastulli, ma li praticava “nascostamente”, per citare il buon Guccini. Nel 1910 tale marchese F. R. conte di S. T. (pudicamente auto censurato) dà alle stampe (privatamente) un libro da regalare ai propri amici: Gli ameni ricordi della Bella Nanna, di Pietro Aretino, già autore de I Sonetti lussuriosi (e siamo nel 1526).

La nostra Nanna, una monaca, ha ricordi poco pii e assai interessanti, e per essere certo che gli amici colgano a pieno l’importanza di queste memorie, il marchese F. R. correda il libro di illustrazioni. Soffermatevi sui particolari e ad ognuno la propria preferita…

Racconti erotici

Brevissime di Molly 5

IMG_6642Il culo in alto, le spalle sul materasso, la testa affondata sul cuscino, la nostra immagine riflessa nello specchio. A ogni colpo di reni mi affonda il cazzo nella figa spingendomi il plug nel culo. Le sue palle sbattono in ritmica altalena. Spinge, resta, ritira, respinge. Il vomito per terra non è un pensiero, ma il ricordo del suo cazzo in fondo alla mia gola. Mi squasso in un orgasmo con dita che tremano, in urlo soffocato dalla stoffa. Mi riempie di sborra calda e frana sulla mia schiena, a ritrovare un ritmo regolare del respiro, entrambi esausti.
Contro il tedio di un pomeriggio di festa.

Racconti erotici

Differenze stilistiche

Lenzuola immacolate, bianche, stirate, tese sul letto dove corpo di donna giace, le cosce aperte ad ospitare un corpo di uomo che leggero muove i propri lombi scivolando da un fuori a un dentro e da un dentro a un fuori con ritmata costanza fino a un gemito di lei che gli si aggrappa alle spalle, fino a un grido soffocato di lui che le si svuota dentro e leggero le si affianca sospirando.


Lenzuola macchiate di umori, pregne di odori, aggrovigliate, ammonticchiate, cadute dal letto dove corpo di donna si scuote, divincola, contrae, le cosce spalancate, divaricate dall’uomo che con forza la sbatte stringendole la gola, tenendola per i capelli, schiacciandola col peso del proprio corpo, ritmando senza costanza, cadenza alternata, variata, improvvisata, spingendo come gli pare, rimbalzando la carne nella carne, affondando in liquido rumore e tonfo di bacini che sbattono, fino all’esausta conclusione di corpi sfatti accasciati l’uno sull’altro in un’unica massa. Una fusione perfetta che non trova ragione in un semplice orgasmo.


A ognuno il proprio.

Collaborazioni, Racconti erotici

Racconto anonimo

Pubblico il racconto di un amico. Grazie per avermelo regalato… tu sai quanto io l’abbia apprezzato.


Incollo le labbra alle tue. La mia lingua si fa strada fino a incontrare la tua. La sensazione è quella che si aggroviglino, per quanto le dimensioni non lo consentano davvero. Porto una mano dietro la tua nuca. Abbiamo gli occhi chiusi: ne ho la conferma quando li apro per guardarti. Le nostre bocche che si lasciano e si prendono hanno un suono liquido, rotto da schiocchi improvvisi. Infilo una mano sotto la tua gonna alla ricerca della tua fica che so di trovare già bagnata. Scosto il bordo dello slip con l’indice e, lentamente, arrivo a sfiorarla. Lo spingo fra le labbra, avendo la conferma di quanto pensavo. Lo faccio andare su e giù, bagnandomelo. Il mio corpo preme contro il tuo, schiacciato contro il muro. Sollevi una gamba e la porti dietro al mio culo. Infilo le mani sotto le tue natiche e ti sollevo di peso. Alzi anche l’altra gamba e incroci i piedi dietro di me, avvinghiandoti. Tiro fuori il cazzo duro e te lo struscio fra le cosce poi, spennellandola, sulla fica. Ti strappo via gli slip e premo il cazzo fra le tue labbra. Non serve più che ti sorregga con le mani, schiacciata come sei fra il mio corpo e il muro. Ti sbottono la camicetta, facendo saltare un bottone. Affondo la testa fra i tuoi seni. Prendo un capezzolo fra le labbra a pinza e lo succhio; lo mordo, facendo inarcare il tuo corpo. Ti lasci sfuggire un gemito di dolore, ma non mi fermo. Con una spinta decisa del bacino, il mio cazzo ti entra dentro, tutto, fino alle palle. Ti afferro di nuovo per le natiche. La mia bocca va da un capezzolo all’altro. Li lecco, li mordo; a lingua aperta percorro tutto l’incavo fra i tuoi seni per tornare infine a girare con la punta intorno alle areole. Li mordo ancora. Pompo dentro di te con forza, con ferocia. Arrivo a fondo dentro di te, le mie palle ti sbattono fra le cosce, il tuo corpo viene sbattuto contro il muro. Hai un brivido per il contatto col freddo della parete. Sei aggrappata al mio collo, con i piedi sempre incrociati dietro al mio culo. Hai il capo reclinato, non pensi ad altro che a farti scopare, a goderti il senso di riempimento che arriva a ogni colpo del mio bacino, ogni volta che il mio cazzo bollente ti entra tutto dentro. Appoggi la testa su una mia spalla e mi stringi ancora più forte, gemendo e ansimando. Sento che stai per venire. Aumento la frequenza e l’intensità delle pompate, come se volessi entrarti dentro, dietro al mio cazzo, come se volessi spingerti dentro anche le palle. Affondo le unghie nelle tue natiche. L’odore delle tue ascelle sudate mi rende una furia e non riesco più a controllare il mio corpo. Basterebbe un nonnulla per farci franare entrambi a terra, perdendo l’equilibro. Mi stringi così forte che respiro a fatica. L’urlo con il quale godi lacera il silenzio della stanza e il tuo orgasmo trascina con sé il mio. Sento i getti del mio sperma riempirti, li sento passare come una corrente che va dal mio corpo al tuo. Ansimi, affondo i denti nella mia spalla. Ti lecco il viso, poi ti mordo un labbro, prima che i nostri corpi rallentino e un’infinita dolcezza si impossessa di noi per prendere il posto della furia devastatrice della scopata appena finita. Sfilandomi, sento la mia sborra scorrere giù lungo le tue gambe.

Mi sveglio in un lago di sudore. Fatico a rendermi conto di dove sono. Perfino di chi sono. Il primo contatto familiare è quello con pelo corto del tappeto. Poi la coperta che ho addosso. Mi sono sborrato addosso, fra le cosce. Alzo gli occhi e vedo il letto. Raccolgo lo spermo con le mani e lo ingoio. Mi alzo, attento a non far rumore e ti vedo: sei nel letto, più scoperta che coperta da un lenzuolo. Sei aggrappata allo stallone che hai scopato ieri sera. Il tuo magnifico corpo si solleva ritmicamente. Il tuo viso è sereno, soddisfatto. Lui ha un’erezione notturna. Ho voglia di sfiorare quell’enorme cazzo lucido, ma mi trattengo. Non mi trattengo, invece, dal leccarti i piedi, sicuro di non svegliarti. Ho di nuovo il cazzo duro. Sgattaiolo silenziosamente in bagno e vado a farmi una sega, annusando un paio di tuoi slip sporchi. Per non far rumore, mi sborro in mano e poi la lecco.

Torno ai piedi del letto. Vi guardo ancora: il tuo corpo reso ancora più bello dal sonno; il suo, lucido, magnifico, muscoloso. Mi accuccio sul tappeto e mi tiro su la coperta. Rassicurato, sorridente, mi addormento di nuovo.

Racconti erotici

Brevissime di Molly 4

La torre medievale spunta sulle nuvole sospesa nel vuoto. Ai suoi piedi il bosco di castagni riporta a a una quiete selvaggia che invoglia ad appoggiarsi agli alberi col culo in fuori. Cancella malumori raccogliere castagne scricchiolando foglie gialle sul terreno e il sottobosco è un humus sensuale, umido e melmoso e caldo. Schiudere ricci per rubarne il frutto. Forzare leggera con la punta delle dita, afferrare il ciuffo delle tre castagne, tirare mentre indice e pollice dell’altra mano allargano i lembi del riccio. Cede quello, si apre, ma ti punge le dita. Aghi sottili si conficcano nei polpastrelli e cavarli coi denti uno a uno, e lenire il dolore con la punta della lingua per poi succhiarlo via infilando il dito tra le labbra e riempirlo di saliva. Un attimo in bocca, poi di nuovo a cercare altri ricci, mentre desideri diversi bagnano la mente.

Mostre ed eventi erotico-pornografici, Racconti erotici

Le donne di Araki

“Le donne possiedono il fascino della vita stessa. Hanno tutte le caratteristiche essenziali: bellezza, bruttezza, oscenità, purezza… molto più che la natura. In una donna convivono il mare ed il cielo, il germoglio ed il fiore… le donne ti insegnano come gira il mondo”

“Quando lego le donne, dico loro: sto legando il tuo cuore, non il tuo corpo”

Araki. Mostra fotografica. Fondazione Bisazza, Montecchio Maggiore (VI), fino al 1 novembre 2017.

Brevissime bdsm

Brevissime di Molly 3

Non sono ancora le sette del mattino, la sveglia suonerà a breve. Dall’abisso del sonno una presenza mi sveglia. Apro gli occhi e accanto al letto il Padrone se ne sta in piedi a guardarmi dall’alto. Appoggia le ginocchia sul letto: “Fuori la lingua cagna!” Obbedisco mansueta. Il Padrone ci sbatte sopra il cazzo più volte poi me lo infila in bocca. “Succhia!”. Obbedisco addormentata. Annebbiata. Intorpidita. Il Padrone ha un moto di impazienza rassegnata: “Molly, al mattino non ce la puoi proprio fare eh?!” Sorrido impacciata da un cazzo in bocca. Con colpi veloci me la scopa per ribadire un possesso, si sfila, mi bacia. “Ne riparliamo stasera!”

Suona la sveglia.

Racconti erotici

Mi piacciono le bionde

La prima boccata di fumo l’ho presa dal fiato di un uomo. Ho acceso le bionde di un lui prima che fosse mio, ho fumato sulla sua lingua, ha lasciato odore di tabacco tra le mie gambe.
Ho respirato il fumo di amiche in sere d’inverno scaldate su divani in chiacchiere sugli uomini mentre ci si accarezzava gambe e colli e corpi…
Ho appoggiato la punta della lingua sul filtro di una light inumidendolo per gioco, o per provocazione, succhiandolo per desiderio, passandolo con intenzione.
Con la sigaretta tra le dita ho sfidato occhi, atteso avvicinamenti, goduto a gambe aperte e affrontato la notte in rientri solitari, aspettato il mattino in nuvole di fumo.
Ho finito pacchetti in locali nebbiosi, scroccando “paglie” per rubare intimità e mandato in fumo rapporti ciccando per terra.
Tra le mie dita altri hanno tirato fumo da una sigaretta afferrandomi la mano per portarsela alle labbra, pretendendo quello che lasciavo prendere concedendo poco altro.
Ho smesso incazzata di dover smettere. Un vuoto.
L’ultima boccata di fumo l’ho presa dal fiato di un uomo.